Il 20 luglio 1944 alcuni politici e militari tedeschi della Wehrmacht capitanati dal colonnello Claus Schenk von Stauffenberg provano ad assassinare Hitler. L’obiettivo non viene raggiunto: lo scopo era eliminare il Fuhrer ed instaurare un nuovo governo per negoziare una pace separata con gli Alleati, evitando la disfatta militare della Germania.
Per portare a termine l’operazione, chiamata Walküre, Valchiria, fu individuato un uomo, il tenete colonnello Claus Shenk Von Stauffenberg, da poco rientrato dalla guerra di Tunisia, in cui aveva perso l’occhio sinistro, due dita della mano sinistra e la mano destra.
Nel piano iniziale avrebbero dovuto esplodere due bombe, ma Von Stauffenberg, rischiando di essere scoperto, riuscì ad innescarne solo una, che sistemò sotto il tavolo di quercia, accanto alla sedia di Hitler. Purtroppo la solerzia di un ufficiale, il colonnello Heinz Brandt, che la spostò per far sedere più comodo il Fuhrer, mandò a monte l’attentato.
L’ordigno esplose alle 12.42, uccidendo quattro persone, e lasciandone ferite altre venti. Hitler si bruciò i pantaloni e riportò ustioni alle gambe, oltre a un danno al timpano dell’orecchio destro, ma sopravvisse.
“È ora che si faccia qualcosa. Ma colui che oserà agire deve rendersi conto che entrerà probabilmente nella storia tedesca con il marchio del traditore. Se tuttavia rinuncerà ad agire, si ritroverà ad essere un traditore davanti alla propria coscienza”
(Colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, lettera alla moglie).