“Signor ministro da 28 anni sentiamo ripetere dalle istituzioni sempre le stesse cose ma ancora la verità su quanto accaduto qui il 19 luglio del 1992 non la conosciamo. Ed è assurdo”. Sono le parole dell’unico agente di scorta sopravvissuto alla strage di via D’Amelio, Antonino Vullo, rivolte al ministro del Sud Giuseppe Provenzano arrivato sul luogo dell’attentato in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. Vullo rimase ferito ma riuscì a sopravvivere. “Non è possibile accettare che 57 giorni dopo la strage di Capaci sia stato ucciso anche Paolo Borsellino – dice ancora Vullo rivolgendosi al ministro che lo ascolta. Lo Stato doveva fare molto di più in quei giorni.
E Provenzano gli risponde “E’ così ma credo che questa determinazione ci sia. Dobbiamo continuare a crederci”. Ma Vullo ribatte “Anno dopo anno sento ripetere le stesse cose ci sono state tante anomalie dopo la strage che sono state nascoste o non valutate bene e questo non è giusto”.
E Provenzano replica all’agente sopravvissuto: “Quello che ci hanno insegnato loro (Falcone e Borsellino ndr) è che non bisogna perdere fiducia nelle istituzioni perchè le istituzioni siamo anche noi, questo è il nostro compito.
Vullo controbatte ancora: “Noi abbiamo fiducia nelle istituzioni ma se c’è qualcuno che sbaglia deve esser allontanato e non che deve continuare il suo percorso e sciacallare verso la gente onesta. Questo non va bene”.
Poi, Vullo dopo avere salutato il ministro Provenzano, spiega: “Io non vengo qui solo per il 19 luglio, ma vengo spesso, ne sento la necessità. Certo, dopo 28 anni ancora non sapere cosa è successo qui, fa tanta rabbia e tristezza. Non ce lo aspettavamo che anche in questo anniversario non avremmo saputo quello che è accaduto”.
E su quel giorno dice: “Quei momenti non si possono dimenticare, li ho impressi nella mia pelle. Anno dopo anno vengono sempre ministri a dichiarare che stanno lottando per conoscere la verità, però sono passati 28 anni, sono passati tanti minstri ma la verità ancora ce la negano”.