E’ imputabile Finnegan Lee Elder il californiano che la notte del 26 luglio del 2019 uccise con undici coltellate il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Lo afferma la perizia psichiatrica disposta dal tribunale di Roma su richiesta della difesa del giovane accusato di omicidio assieme all’amico Gabriel Natale Hjorth. Per i professori Stefano Ferracuti e Vittorio Fineschi che hanno svolto l’attivita’ istruttoria Elder era capace di intendere e di volere al momento del fatto . Nella perizia viene delineata la personalita’ dell’imputato affermando che si e’ in presenza di una persona che presenta un disturbo di personalita’ borderline-antisociale di gravita’ medio elevata una storia di abuso di sostanze in particolare Thc e un possibile disturbo post-traumatico da stress . Per i periti tuttavia non e’ possibile dimostrare che la condizione mentale accertata nell’Elder abbia compromesso la libera capacita’ decisionale del soggetto al momento del compimento dell’azione delittuosa . Nel corso della perizia il giovane ha ricostruito il fatto con lucidita’ e precisione rimarcando la sua mancanza di conoscenza di un dato per lui fondamentale ovvero che non sapeva che la persona con cui aveva ingaggiato la colluttazione fosse un agente delle forze dell’ordine perche’ se lo avesse saputo si sarebbe inibito nell’azione omicidiaria . Ferracuti e Finesci comunque ritengono che non sia possibile stabilire un nesso di causalita’ tra il fatto reato e la condizione psicopatologica. Elder comunque e’ persona che necessita di trattamento psicologico e psichiatrico per via della condizione mentale e del rischio suicidario che presenta . Le conclusioni della perizia verranno illustrate in una udienza dedicata entro la fine di luglio. Il processo oggi ha vissuto un momento drammatico quando il suocero di Cerciello e’ stato colto da malore mentre in aula veniva fatto ascoltare l’audio della telefonata ai soccorsi fatta la notte dell’omicidio. Ascoltato poi come teste Andrea Varriale il carabiniere che era di pattuglia in borghese con il vicebrigadiere. Il militare ha fornito la sua versione su quanto accaduto. Ci avviciniamo frontalmente ai due e tiriamo fuori il tesserino dicendo che eravamo Carabinieri – ha spiegato -. Mario ha fatto la stessa cosa. Abbiamo fatto quello che facciamo sempre. Loro non avevano nulla in mano. I due ci hanno immediatamente aggrediti. Io fui preso al petto da Natale e rotolammo in terra. Allo stesso tempo sentivo Cerciello che urlava ‘fermati carabinieri’ aveva una tono di voce provato . Il militare ha proseguito raccontando le fasi dell’aggressione. Tutto e’ durato pochi secondi – ha aggiunto – io lascio andare il mio aggressore perche’ ero preoccupato per le urla di Mario. Alzo la testa e vedo lui in piedi che mi dice ‘mi hanno accoltellato’ per poi crollare per terra. Mi sono quindi tolto la maglietta e ho provato a tamponare la ferita ma il sangue usciva a fiotti. Ho chiamato subito la centrale per chiedere una ambulanza . Sul fatto che i due militari fosse senza l’arma di ordinanza Varriale ha spiegato dovevamo avere la pistola ma per praticita’ e perche’ dobbiamo mimetizzarci l’arma e’ piu’ un problema non mi e’ mai capitato di doverla usare nel servizio nella zona della movida . E ancora la Beretta pesa oltre un chilo ed e’ lunga 25 centimetri. Io ero vestito con una polo – ha aggiunto Varriale – dei jeans e le scarpe da ginnastica. Il nostro obiettivo quando facciamo quel tipo di servizio e’ confonderci tra la gente e mimetizzarsi .