Milano – La violenza subdola e meschina, andata avanti per anni, è riemersa nella mente e nei racconti della bambina diventata adolescente, che con l’aiuto dello psicologo e in audizione protetta ha ricordato quello che le faceva lo zio. Lui, oggi sessantenne, è finito a San Vittore con l’accusa di violenza sessuale ripetuta, aggravata dalla minore età della vittima e dal vincolo di parentela. Sofia, (nome di fantasia) aveva sei anni quando le “attenzioni” dello zio hanno iniziato ad avere qualcosa di strano. La mamma e il papà lavoravano, e a badare a lei, in quei lunghi pomeriggi, ci pensava sempre e solo lo zio che, all’epoca in cui iniziarono le violenze aveva poco più di 50 anni. Tornata da scuola era lui che le faceva fare i compiti. Un rapporto di fiducia sfociato nella violenza fisica e psicologica più orribile. Così per anni lo zio, che aveva il compito di sorvegliarla, ha abusato di lei nel peggiore dei modi.
Poi la minaccia: “Queste cose sono normali tra zio e nipote, tu di me ti devi fidare e non devi farne parola con nessuno, altrimenti il gioco finisce e sarà peggio per te”. Un ricatto psicologico a cui una bambina di sei anni non riesce a ribellarsi e così è stato anche per la piccola Sofia che non ha mai raccontato nulla a nessuno per almeno tre, quattro anni. Poi, a scuola, una serie di comportamenti sospetti di Sofia, chiusa e aggressiva, hanno fatto allarmare gli insegnanti. La bambina si è fidata di loro e ha raccontato quanto subìto per anni, in casa, al pomeriggio, mentre faceva i compiti. Lo zio è stato arrestato grazie ad una indagine dei carabinieri della compagnia Monforte, coordinati dal pm Roberta Stagnaro.
fonte il giorno