È pur sempre una pianta e cresce in base a precise leggi naturali, studiabili dall’uomo. Due anni fa a Moncalieri, in provincia di Torino, un ragazzo che all’epoca studiava alle scuole superiori venne sorpreso con pochi grammi di marijuana addosso. A trovare la sostanza stupefacente nel suo zaino fu un cane antidroga.
La scoperta della serra
I carabinieri, a seguito della scoperta, decisero di fare un ulteriore controllo presso l’abitazione del ragazzino. I sospetti erano fondati: nell’abitazione del giovane i militari rinvennero 33 grammi (circa) di marijuana.
Oltre alla sostanza stupefacente, in altri angoli della casa furono trovati anche lampade alogene, vasi con terriccio e alcune piantine in fase di germinazione.
In estrema sintesi, dunque, il 17enne aveva allestito una piccola serra per la produzione di cannabis dentro casa. A sorprendere, oltre all’età molto giovane del coltivatore, però, furono anche le parole del padre, prontamente interrogato dai carabinieri. Davanti ai militari l’uomo si giustificò: “Pensavo fosse un esperimento scientifico per la scuola”.
Quel che è certo, stando a quanto scrive il Mercoledì News è che le serre, all’arrivo dei militari, risultavano “semi distrutte”. Secondo i carabinieri, è un indizio che probabilmente il 17enne aveva inviato un messaggio al padre per avvertirlo dell’imminente arrivo delle forze dell’ordine.
La marijuana in casa, un argomento controverso
Sia il padre che il figlio, alla fine della storia, furono denunciati per produzione e detenzione di droga. Purtroppo la scusa dell’esperimento scientifico per la scuola non ha funzionato e i carabinieri non hanno concesso sconti a nessuno dei due.
I fatti, come indicato a inizio articoli, risalgono al gennaio del 2018. Nell’aprile del 2020 la Cassazione ha emesso una sentenza storica: coltivare una piantina di cannabis per uso personale non è reato. Anche se il rischio di incorrere in sanzioni amministrative rimane.
La Corte, infatti, pubblicò testuali parole:
“Devono ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.