Denunciati da un detenuto, che ha sostenuto di essere stato tenuto durante una traduzione con le manette ai polsi troppo strette, due agenti della polizia penitenziaria di Frosinone sono stati indagati e mandati direttamente a giudizio con l’accusa di lesioni personali colpose. La vicenda, di cui si è avuta notizia soltanto ora, quando ai due imputati è stato notificato dalla Procura della Repubblica di Frosinone l’atto di citazione a giudizio, risale a febbraio dell’anno scorso. L’autore della denuncia, tradotto dal carcere di Paliano al tribunale di Roma per un processo e da Roma poi a Paliano, ha lamentato di aver subito delle lesioni ai polsi a causa appunto delle manette tenute particolarmente strette.
Vicenda per cui al detenuto è stata assegnata una prognosi di due giorni. Sufficienti, secondo gli inquirenti, a far ipotizzare il reato di lesioni, da cui i due agenti dovranno difendersi, il prossimo 2 dicembre, davanti al Giudice di Pace di Ferentino. Critico il segretario generale del Sippe, Carmine Olanda. Il rappresentante del sindacato della polizia penitenziaria ha sostenuto che gli agenti non possono lavorare “preoccupandosi giornalmente di accuse infamanti di soggetti evidentemente senza scrupoli che utilizzerebbero lo Stato per colpire lo Stato stesso”. Il segretario generale del Sippe ha quindi invocato norme che tutelino il lavoro della Penitenziaria, prevedendo un reato specifico, con pene severe, per detenuti che aggrediscono gli agenti.
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