Firenze, 23 giugno 2020 – Del primo giorno all’Accademia ricordano tutto anche se sono passati per una venti anni, per l’altra 13. E c’è un solo aggettivo per definire quell’esperienza: «Dirompente», dice – ma lo dice con tono pacato – il tenente colonnello Lucia Senatore, capo Ufficio personale del comando regionale della Toscana della Guardia di Finanza. Dove per dirompente, spiega il vocabolario, è da intendersi una cosa «tendente a sconvolgere uno schema intellettuale o culturale». Un fatto, insomma, “esplosivo, clamoroso“. Ma esplosivo e clamoroso non sono i termini usati dal colonnello Senatore come neppure dal capitano Concetta Spatrisano, oggi a Firenze a comandare la Seconda sezione verifiche complesse dopo aver affilato armi a Bergamo, Vigevano, Otranto, l’Aquila.
Il loro debutto nei corpi d’arma ha segnato un’epoca e cambiato il corso delle cose. Ma, in fondo, non volevano cambiare il mondo. Volevano solo fare il militare. «Io ad esempio – sorride oggi Lucia Senatore, che è cresciuta a Taranto – mi ero già laureata in Economia e commercio. E proprio facendo pratica sono entrata in contatto con il mondo della Guardia di Finanza. Da piccola no, non ci avevo mai pensato». Poi quella idea: perché non provarci? «Ricordo ancora quando lo dissi ai miei. Rimasero colpiti, ma di sicuro non stupiti». Il concorso, le selezioni, la vittoria, l’ingresso all’accademia della Guardia di Finanza, a Bergamo. «Eravamo pochissime, ci guardavano un po’ così: 21 di un corso, dieci di un altro, e le nostre camerate avevano occupato un bel corridoio».
Dieci mesi di corso intentissimo e intanto fuori l’Italia cambiava per sempre. «È stata una rivoluzione organizzativa e culturale», aggiunge Concetta Spatrisano, che il liceo scientifico lo ha fatto a Mondragone, Caserta, in una provincia che paga ogni giorno l’onnipresenza del crimine organizzato. «Ma io l’Accademia – scherza lei – l’ho fatta anche a casa con mio papà, un Finanziere tutto di un pezzo. Volevo farcela, e il concorso l’ho vinto al terzo tentativo». A Bergamo i primi tre anni di studi intentissimi, e altri due per la laurea specialistica. Nel frattempo «l’addestramento militare, i campi d’arma, i campi sciistici» e tutte le cose che fanno i colleghi uomini. Poi, una volta in servizio, le operazioni, le verifiche, gli accertamenti. Nessuna ironia, nessuna allusione durante le operazioni più complesse.
E i pregiudizi? Sicuramente, ma meno di quel che si pensi. «La divisa probabilmente ci protegge: nessuno si azzarda, almeno in quei momenti». A proposito: capitano o capitana? «Io preferisco capitano, si pensa più al ruolo che alla persona», dice. «Ricordo ancora – riprende – la mia esperienza da tenente, e il mio primo arresto. Una concussione. Ero a un matrimonio, e conobbi una persona che il giorno dopo venne in caserma a parlarmi. Quell’uomo mi raccontò di essere costretto a versare soldi a un pubblico ufficiale. Sento, disse, di poter fidarmi di lei». Fiducia.
Anche al comando regionale della Guardia di Finanza di Firenze le emozioni hanno il loro spazio. «Siamo esseri umani – dice il capitano Spatrisano – e proviamo i nostri sentimenti. Ci innamoriamo, abbiamo affetti e famiglie, come tutti». In vent’anni mille cose sono cambiate. Sono cambiate le cose facete come «il tessuto delle divise», spiega Lucia Senatore: «Una volta era più duro, ruvido, rigido, e per le donne non andave bene. Ora le nostre uniformi sono pensate per noi». E sono cambiate anche le cose più serie. «È cambiata la filosofia di comando – aggiunge il tenente colonnello -. Oggi un comandante dialoga di più con la sua squadra, e forse un po’ è anche merito nostro, di noi donne voglio dire». «Questo è un lavoro difficile – suggerisce il capitano Spatrisano – ma noi siamo una squadra, e la prima cosa che fa un comandante è ascoltare». Sarà per questo che il generale Bruno Bartoloni, comandante regionale Toscana della Guardia di Finanza, ha di che essere soddisfatto, anche se le donne per ora sono solo il 5% del personale: «É soltanto questione di tempo – assicura -. Ai concorsi le donne stanno partecipando in massa. E spesso vincono. Vincono perché sono brave, sono davvero molto brave e determinate».
fonte lanazione.it