“Quando abbiamo bloccato i due americani a Trastevere durante uno scambio di droga mostrammo i distintivi e ci qualificammo dicendo che eravamo carabinieri“. Lo ha detto Pasquale Sansone, maresciallo della caserma di piazza Farnese, sentito oggi in udienza a porte chiuse in tribunale a Roma per il processo per l’omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, avvenuto lo scorso 26 luglio. Presenti in aula anche i due imputati, Christian Natale Hjort e Finegan Lee Elder.
Sansone era fra i 4 militari intervenuti inizialmente a Trastevere, fuori servizio e senza divisa, che notando la scena si sono accorti che stava avvenendo un episodio di spaccio, e sono intervenuti intimando l’alt e mostrando il distintivo. A quel punto Natale è fuggito, seguito da Elder. Sansone ha spiegato che prendendo informazioni dai presenti, il presunto pusher Italo Pompei ha detto: “Sono amico dei carabinieri di Trastevere, sono un informatore”.
Il maresciallo Sansone oggi in aula si è commosso ricordano la bravura e la professionalità di Cerciello Rega: “Era il più esperto della stazione, quello che portava più risultati” ha detto, non riuscendo a trattenere le lacrime. All’udienza di oggi è stato sentito anche un luogotenente dell’Arma che ha svolto le indagini sui tabulati: il militare ha ribadito che facendo ricerche indietro di due anni non sono emersi contatti telefonici fra pusher e mediatori con i carabinieri coinvolti nella vicenda tra cui i 4 militari di Trastevere, lo stesso Cerciello e il suo collega Andrea Varriale.
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