Dal lancio della mia rubrica sto ricevendo molti messaggi d’affetto da parte di tantissimi appartenenti delle Forze dell’Ordine e sostenitori, so ricevendo molte storie belle che pian piano racconterò tutte, ma purtroppo anche storie dolorose a cui darò molta voce. Questa è una di quelle. E prima che la leggiate, ci tengo molto poter ringraziare il Signor Maurizio per avermi scritto, per avermi donato una parte della sua vita, della sua vocazione, della sua “volante” e della sua “delusione”. Una e-mail diretta, forte, ma soprattutto: coraggiosa, quel coraggio che appartiene ad un uomo “poliziotto per sempre”.
Buongiorno, mi presento.
Sono Cudicio Maurizio, nato negli anni 60 e fin da piccolo con la voglia di indossare una divisa per poter aiutare gli altri. Sulle orme del nonno ho coltivato il sogno di diventare UN Carabiniere. Nel 1981 il mio desiderio è stato esaudito, Fossano (CN) , Torino e poi Ronchi Dei Legionari (GO) due anni meravigliosi. Poi all’improvviso, ho sentito qualcosa dentro di me che mi ha fatto venir voglia di entrare nella Polizia Di Stato e con tanta caparbietà e convinzione ci sono riuscito. 1985 Alessandria, una grande scuola allievi di P.S e poi subito dopo Agente effettivo presso la Questura di Trieste, questa, divenuta poi la mia “seconda casa”. Aggregato anche al servizio scorte a Palermo negli anni di piombo, sono ritornato (fortunato) dopo 2 mesi a Trieste e da quel giorno di Luglio 1987, mi sono letteralmente impossessato della mia amata Volante. Autista fino al 1990, poi Capo Pattuglia fino al 2015. Il 2015, l’anno in cui sono stato costretto a lasciare la mia Polizia di Stato, perchè ho scelto di mettere al primo posto la dignità a discapito della passione. Oggi, sono e resto un poliziotto, mi hanno tolto un pezzo di carta, una pistola e delle manette, ma tutto questo non mi serve per esserlo nel cuore.
Maurizio gestisce una pagina facebook molto seguita.
Nel 2014 è stato tra i protagonisti del DocuFilm: “H24 Poliziotti allo specchio”, diretto da Raffaele Manco. Documentario che tra critiche e polemiche, ebbe molto successo. Dedicato alle Forze dell’Ordine, con la testimonianza di cinque uomini, di cui tre a volto coperto, che operano nelle diverse forze di polizia, carabinieri ed altri corpi non dichiarati per motivi di sicurezza. Un documentario vero, diretto, che ritrae l’uomo in divisa a lavoro (con tutte le reali problematiche vissute), la loro vita privata e la loro solitudine che spesso porta a tragedie, tragedie come “i suicidi nelle Forze dell’Ordine”, di cui si parla poco, ma che già dall’inizio di quest’anno sono molti. Un documentario che fa riflettere e che ti fa capire benissimo cosa c’è dietro ad una divisa: un cuore che batte. Nessuna finzione o copione da leggere, ma solo la voce reale di veri poliziotti e carabinieri. E come dicono gli stessi protagonisti, la loro vita è come in un film, bisogna vedere l’inizio e la fine prima di giudicare.
L’INTERVISTA
Maurizio eccoci qui. Da Carabiniere a Poliziotto. Cosa ti ha spinto dentro te, verso al cambiamento?
Non è stato un cambiamento, la divisa è una, cambia solo il colore. Stesso lavoro, stessa passione e stessa voglia di indossarla. Essere un Carabiniere è stato un vanto, un orgoglio, un grande amore, ma essere Poliziotto per me è stato quella famosa ciliegina sulla torta.
Agente e Servizio Scorte, sino ad arrivare sulla “tua volante” come Capo Pattuglia. Che cosa ha significato per te la volante, lavorare su strada in una città come Trieste, recentemente sulle cronache per la perdita dolorosa di due poliziotti: Pierluigi e Matteo, i nostri indimenticabili “Figli delle Stelle”.
Palermo anni 80, le Scorte ai Magistrati per il Maxi Processo, paura? Tantissima se si pensa che tenevamo la pistola appoggiata sulle gambe, sempre con il colpo in canna, consapevoli che forse non sarebbe bastato neanche girare per la città con un carro armato. Trieste, una vita in strada nella mia amata volante, 365 giorni all’anno con mezzi molto meno all’avanguardia di oggi. Ci mancava quella semplice aria condizionata nell’autovettura di servizio, sembra cosa da poco, ma bisogna provarlo per giudicarlo. Paura? Assolutamente si. Coraggio? Tanto, il vero “diavolo”che ti può colpire ogni istante è l’effetto sorpresa, questo ti può uccidere anche solamente dovuto al fatto che indossi una divisa. Saluti la famiglia, entri nell’abitacolo e si parte per mille avventure, la tua volante, la tua passione, il tuo amore. Poi forse scendi e quando ti trovi davanti all’armadietto e ti cambi, solo in quel momento sei consapevole che anche questa volta ti è andata bene. Pierluigi e Matteo non sono arrivati a quell’armadietto e ci chiediamo se si poteva evitare di farli morire io rispondo di si, sarebbe bastato ascoltare di più chi in strada ci lavora. Non si deve dimenticare che il poliziotto è in servizio 24 ore al giorno e quindi rischia la propria vita anche senza divisa.
Quel tuo mettere al primo posto la “dignità a discapito della passione”, mi ha colpito moltissimo. E devo ammettere che purtroppo non sei il primo che mi scrive una storia così forte. Molti tuoi colleghi mi hanno scritto che vanno avanti per il senso del dovere verso quella divisa amata da sempre, ma che si sentono soli. Tu nel 2015 come ti sei sentito? Ma sopratutto, come stai oggi?
Come sto oggi? Male, molto male, da cinque anni non riesco più ad entrare nella mia seconda casa, la Questura, quella che conosco come le mie tasche e se i muri potessero parlare, molti capirebbero perchè tanti poliziotti sono stanchi e stufi di essere trattati come numeri. Alcuni colleghi tengono duro per amore della divisa e di quel famoso spirito di corpo, io invece ho scelto di vivere da Uomo libero, da poliziotto per sempre anche se mi hanno tolto quel pezzo di carta e i “ferri del mestiere”. Ero stanco di vedere certi personaggi “aziendali” al posto dei vecchi commissari, persone che vinto un concorso (tra i tanti) sono stati inviati a gestire numeri, statistiche e con mansioni tipo “tagliatori di teste”. Mi manca da morire dal semplice rispondere alla radio, fino allo salvare vite umane, ma sto pagando il prezzo del mio addio, cerco di non farlo trasparire ma ogni volta che incontro una volante, questo mio cuore batte forte, ecco perchè finchè avrò vita sarò un poliziotto, anche se mi hanno strappato la divisa con forza.