C’è un momento impresso in modo indelebile nella memoria di Luciano Tirindelli. Alle 14 del 23 maggio 1992, ora del cambio turno tra gli agenti di scorta della Caserma Lungaro di Palermo, abbracciò il collega Antonio Montinaro. Giusto il tempo di dirsi “Buon fine settimana, ci vediamo lunedì”. Luciano non vide mai più Antonio Montinaro, morto nella Strage di Capaci.
Ma quel giorno, proprio Tirindelli avrebbe dovuto essere al posto di Montinaro. Un cambio turno tra mattina e pomeriggio, ha segnato la vita della famiglia Montinaro per sempre, così come quella dell’agente trevisano Luciano Tirindelli, che oggi ha 50 anni.
Davanti alla carcassa della Fiat Croma a bordo della quale persero la vita i suoi colleghi, oggi esposta per la prima volta ai piedi della stele comemorativa, sull’autostrada A29, la commozione di Luciano è evidente. “Molti mi chiamano ‘sopravvissuto’, termine che non amo. Mi ritengo una persona fortunata. Probabilmente il destino ha voluto così, al mio posto ha perso la vita Antonio Montinaro, padre di due bambini e marito di una donna splendida”.
Venti anni trascorsi a chiedersi perché. Prima la disperazione, poi la consapevolezza “di aver perso non dei compagni, ma dei fratelli. Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, con loro – ricorda Tirindelli – ho vissuto fianco a fianco per anni, dividendo il sonno, i pasti, le tensioni quotidiane”.
E guardando al passato dice, con un amaro sorriso: “Credo di avere pressapoco 20 anni, sono i venti anni di vita che mi ha regalato Antonio”.
Il tritolo di Capaci non ha interrotto il filo dei ricordi, della memoria, della “gratitudine di aver conosciuto persone così straordinarie, come i ragazzi della scorta e il giudice Giovanni Falcone“.
Proprio di lui, Tirindelli ci “regala” un ritratto: “Si dice che fosse un po’ scontroso e malinconico, ma io non ho mai avuto questa impressione. Amava la vita, trascorrere del tempo con la moglie Francesca e gli amici più intimi. Gli piaceva andare a cena fuori, quando usciva dal Palazzo di Giustizia smetteva di parlare di lavoro. Aveva una risata travolgente”.
Cos’è lo Stato: “L’istituzione, un ideale di giustizia. Nel nostro stato, purtroppo, tante cose non avrebbero dovuto accadere”.