A un concorso per passare grado l’Ispettore Fierro, poliziotto leale e generoso, invece di scrivere la traccia dell’elaborato, ringrazia la Polizia di Stato. Poco tempo dopo muore, a soli 39 anni, per una grave malattia.
Questo succedeva ad agosto di 14 anni fa, quando Giuseppe, sapendo di non poter vivere a lungo, pensò di lasciare in questo modo un’originale testimonianza del suo amato lavoro.
Il compito venne corretto tempo dopo con grande commozione della commissione d’esame incaricata.
La stessa commozione che provò il Capo della Polizia, l’allora prefetto Manganelli, durante un giuramento di giovani funzionari prendendolo come esempio e ricordando il suo grande amore per la divisa. Divisa che indossò, come suo ultimo desiderio, anche il giorno in cui salutò questo mondo.
Il suo compito inizia così: “Rivolgo personalmente le mie scuse a lei che si troverà nella posizione di leggere questo elaborato. Perché le scuse? Personalmente troverò difficile condividere la scelta di questo mezzo per esporre le mie, credo, ultime possibilità di ringraziare dal profondo del mio cuore questa Amministrazione…” e così racconta la sua vita e i suoi 20 anni di servizio.
Pino, come lo chiamavano tutti, era istruttore alla Scuola Polgai (Giudiziaria e Investigativa) di Brescia ed era molto amato da superiori e colleghi e stimato dai suoi allievi, i giovani agenti che trattava con tanta umanità.
Era un uomo pieno di vita che non si arrese mai, nemmeno dopo essere venuto a sapere della sua malattia nel 2000.
Continuò a lavorare come se nulla fosse e come per miracolo, a detta dei medici, malgrado le tante metastasi e tre interventi al fegato, riuscì a vivere oltre 6 anni.
Dopo la scoperta del male, racconta nel compito, fece cicli di chemioterapia ai quali si recava in divisa, perché aveva capito che per molti malati, vedere un poliziotto in ospedale, rappresentava “un forte appoggio, spesso baluardo a difesa di diritti poco riconosciuti” come scrisse nel compito, e con il suo sorriso, la sua forza, li invogliava ad andare avanti con più coraggio.
“Un grande uomo fino alla fine” dice Laura sua moglie, anche lei poliziotta, e anche se “manca molto” a lei e ai suoi figli, continuano a vivere degli insegnamenti e dei grandi valori che ha lasciato loro.
Ciao Pino, la Polizia di Stato non dimentica l’amore che hai sempre avuto per il tuo lavoro!