A Bellusco Erminio Misani è stato fermato dal virus a 54 anni, lascia 3 figli. Il titolare della Lei Tsu: «Ha contribuito a render grande la nostra azienda e tanto dovevamo a lui tanto dobbiamo alla sua famiglia». Lo racconta Marco Testa sul Cittadino di Monza e Brianza
«Non ci sono parole per ringraziare la comunità intera per tutto il bene che ci ha donato. Spero che anche tutte le altre famiglie che si sono trovate nella nostra situazione possano aver ricevuto tutto quel che abbiamo ricevuto noi». Di questi giorni tremendi rimarranno la memoria delle strazianti perdite e gli immensi dolori. Ma da queste parole, che Michela Arlati ha voluto dedicare a gran voce a tutte le persone che sono state accanto alla sua famiglia in queste settimane, emerge anche quanto bene e quanta umanità questo periodo sia stato capace di sprigionare. Il 25 marzo, Michela ha ricevuto la telefonata in cui le veniva detto che Erminio, il marito e padre di Camilla, Luca e Gabriele (rispettivamente di 20, 16 e 14 anni) aveva perso la battaglia per la vita, a soli 54 anni, a causa del Covid.
Ma in questi mesi la famiglia di Michela ha potuto affrontare il dolore consapevole di avere un’intera comunità a darle forza e sostegno: «E’ difficile per noi esprimere in maniera adeguata la nostra gratitudine verso tutta la comunità: dai famigliari agli amici, dall’amministrazione alla polizia locale fino a proprio tutti i belluschesi e non solo – prosegue Michela -. Il dolore per la perdita di Erminio è veramente immenso, ma è una croce che riusciamo a portare grazie all’aiuto di tanti “Simone di Cirene”. Sin dai primi giorni, abbiamo ricevuto l’affetto e l’aiuto da parte di tantissime persone.Non sappiamo nemmeno se ci meritiamo tutto questo».
Tra i tanti gesti forse uno dei più importanti è arrivato dalla famiglia Terragni, proprietaria della Lei Tsu, l’azienda belluschese dove il marito lavorava da inizio degli anni ’80, che appena appresa la notizia ha subito offerto un posto di lavoro a Michela: «Ho voluto avvisare subito anche i titolari perché per Erminio l’azienda era come una seconda famiglia e il mattino successivo mi hanno richiamato dicendomi di non preoccuparmi e che io avrei avuto un posto di lavoro da loro, senza che lo chiedessi – racconta Michela -. Mio marito era l’unico in famiglia a lavorare e, in questi giorni di grande dolore, la notizia del posto di lavoro mi ha sollevato da una grande preoccupazione.È stato un gesto veramente lodevole, oltre che un gran riconoscimento al valore che Erminio ha avuto per l’azienda».
«Quando ho ricevuto la chiamata di Michela mi è crollato il mondo addosso. Non è retorica se dico che per noi Erminio era fondamentale – ricorda ancora commosso Benedetto Terragni, nipote del fondatore Giuseppe e titolare, dell’azienda dove lavorava Erminio Misani, assieme ai fratelli Pietro e Cecilia -. Per questo ci sembrava doveroso dire subito a Michela che da noi un posto per lei ci sarebbe sempre stato. Lei ha accettato e dal 1 giugno partirà».