Da anni ha nel petto il cuore di Marta Russo, la studentessa 22enne uccisa fuori dalla facoltà di giurisprudenza de La Sapienza di Roma il 9 maggio 1997. Domenica Virzì, 58 anni, racconta a Giallo: «Dopo l’intervento di trapianto al cuore, in ospedale, nel sonno, chiamavo ‘Briciola, Briciola’. Quando mi svegliai, l’infermiera mi chiese chi fosse Briciola, ma io non lo sapevo: le risposi che stavo sognando. Un anno dopo, a casa di Marta Russo, capii tutto: il suo gatto si chiamava Briciola».
La donna fin da piccola soffriva di una malattia cardiaca e quando ricevetta la telefonata in cui le veniva detto che c’era finalmente un cuore disponibile, ammette, che rifiutò: « Avevo i miei tabù e pensavo che non avrei mai potuto vivere con il cuore di un’altra persona», ma poi cambiò idea grazie al supporto dei medici. Il 28 maggio si celebra la giornata della donazione degli organi e per questo Domenica ha voluto raccontare la sua esperienza, facendo capire quanto sia importante donare.
Domenica ricorda che prima di fare la sua scelta chiamo il prete: «Aprimmo la Bibbia su una pagina a caso e la frase che lessi mi fece cambiare idea. Diceva che le cose della Terra appartengono alla Terra e le cose di Dio appartengono a Dio, e Dio farà nuove tutte le cose. Mi sembrò un invito ad accettare quel cuore, poche ore dopo ero all’ospedale di Catania». Visto il caso di cronaca importante scoprì facilmente l’identità del donatore, che solitamente resta anonimo, così decise di incontrare la famiglia.
«Prima che mi operassero, ero convinta che sarei morta presto e stavo preparando i miei tre figli a vivere senza di me. Invece, li ho visti sposarsi e oggi ho quattro nipotini», così oggi cerca di sostenere la donazione degli organi e sensibilizzare le persone in merito.