Dove sta babbo? È la domanda che il primogenito del poliziotto Pasquale Apicella rivolge alla zia, mentre le volanti omaggiano il suo papà all’esterno della sua casa, con il dolore nel cuore e un applauso.
Dove sta babbo? Si chiede il piccolo che in quei lampeggianti blu, nella notte, riconosce i colori del suo papà e della divisa che indossava.
Dove sta babbo? Riecheggia e fa male quella domanda, con il sottofondo del pianto disperato della giovane moglie e mamma.
In lontananza, il pianto di un neonato, il secondo figlio di Apicella. Lui, il papà lo conoscerà attraverso i ricordi e l’amore di chi lo ha amato. Due figli cresceranno senza un papà e avranno il compito di sostenere la mamma sin da bambini.
Cresceranno con la consapevolezza che il loro papà era un grande poliziotto, di quelli che girano in strada, nel silenzio, sconosciuti a tutti, ma importanti per la sicurezza di tutti.
Crescerenno con la consapevolezza che il loro papà era figlio della truppa, quella che spesso ci lascia la pelle.
Guarderanno quel video in cui la loro mamma piangeva e riconosceranno in quegli applausi la vera vicinanza, il vero dolore. Perché questo grande dolore la truppa lo capisce bene. È da loro che arriva la vicinanza più vera. Dai colleghi che facevano quello che faceva papà, quelli con da divisa addosso.
E allora dove sta babbo?
Caro piccino, babbo è lì con te. Sarà lì per sempre. Lo ritroverai nella legalità che trionfa sul male; lo troverai tra i suoi colleghi, tra quei lampeggianti blu, nell’amore e passione che mettono nel loro lavoro. Lo ritroverai in ogni poliziotto che esce in macchina e vigila affinché tutti siano al sicuro. Lo ritroverai nel cuore della tua mamma e nell’affetto di tutte quelle mogli, compagne e madri che in questo momento si stringono forte forte a lei.
di Elena Ricci