GIUGLIANO – A rimetterci la vita è stato l’agente scelto di Polizia Pasquale Apicella, morto dopo un violento scontro con l’auto dei malviventi in fuga. Ma, quella di speronare le forze dell’ordine, deve essere stata una pessima abitudine per F. H., arrestato con gli altri tre complici dopo i tragici fatti di calata Capodichino. Provò una analoga mossa nel luglio di tre anni fa, quando ad arrestarlo con la sua banda furono i carabinieri di Giugliano.
Anche all’epoca H. entrò in azione con altri residenti del campo rom di Giugliano: la banda della “spaccata” assaltò una gioielleria a Sant’Antimo per essere poi intercettata dai militari all’epoca agli ordini del Capitano Antonio De Lise, oggi in servizio al Nucleo Investigativo di Roma con i gradi di Maggiore.
Alla guida di una Lancia Kappa, l’allora trentasettenne dopo essere andato a sbattere provò nuovamente ad accelerare per travolgere i carabinieri che a piedi stavano raggiungendo la sua vettura, con l’intenzione di travolgerli per guadagnare la via di fuga. Gli andò male perché la Kappa era incastrata tra il marciapiede e l’auto civetta dei militari, che ebbero così modo di prendere i cinque, tutti ancora incappucciati dopo il colpo, di farli uscire dalla macchina e farli distendere a terra per procedere agli arresti.
A Pasquale Apicella, purtroppo, è andata peggio: ha incrociato la strada con quella chi era stato arrestato meno di tre anni fa ed era già libero di colpire ancora, e di uccidere. Il poliziotto con la passione dei tatuaggi, residente a Marano, lascia moglie e due bambini.