CONEGLIANO «Mio marito è morto per la superficialità di qualcuno». Pesano le parole di Anna, la moglie di Angelo Fantucchio, l’operatore sanitario di Casa Fenzi morto a 54 anni per colpa del Covid-19. Pesano soprattutto dopo la bufera che si è scatenata nei giorni scorsi sulla residenza per anziani di Conegliano. Su cui ora poserà gli occhi la Procura per verificare se la diffusione del contagio sia il frutto di una mala gestione, di approssimazione o, come afferma Anna, di superficialità. I numeri, d’altra parte, parlano chiaro, e la situazione è drammatica: all’interno della struttura sono stati colpiti dal coronavirus 112 ospiti sui 190 totali, in pratica il 60%, e 47 operatori su 160, più di un quarto. E sulla questione anche l’Usl 2 è entrata a gamba tesa. Dopo essere stata accusata dalla direzione della struttura di non aver fornito tempestivo supporto e adeguate protezioni, ha deciso di depositare nelle mani dei magistrati i documenti delle verifiche interne, in nome della massima trasparenza. Ma il direttore generale Francesco Benazzi ha anche aggiunto: «L’Usl è stata infangata ma non ha alcuna responsabilità – ha affermato – Adesso indaghi la magistratura».
I TIMORI
Se da un lato la situazione nelle case di riposo della provincia di Treviso è buona, visto che ci sono 35 strutture che non hanno registrato alcun caso di positività fino a questo momento, dall’altro ci sono realtà ad alto rischio, e altre che lo sono state. Si tratta appunto di Casa Fenzi, ma anche del Cesana Malanotti di Vittorio Veneto e del Gris di Mogliano. Qualche settimana fa si parlava invece di Ca’ dei Fiori a Casale sul Sile, dove però il focolaio si è di fatto spento. E sul punto case di riposo è intervenuta anche la Fp Cgil di Treviso puntando il dito sulla sicurezza dei lavoratori. «La fase due è estremamente delicata e tutti dobbiamo essere allineati, dentro un quadro di prevenzione, tutela e rispetto delle regole – afferma Marta Casarin, facendo appello alla responsabilità di ciascuno – È necessario affinare le metodologie di contenimento del contagio nelle strutture per anziani e garantire a ciascun centro del territorio l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale, dalle mascherine ai guanti, agli igienizzanti e disinfettanti. Le buone pratiche devono essere condivise per non ripetere più gli errori fatti in alcune realtà ribadisce Casarin – perché la partita non è vinta. I focolai ci sono ancora e il rischio è presente per tutte le strutture del nostro territorio, nessuna esclusa. Regolare deve essere l’esecuzione degli esami diagnostici sierologici e dei tamponi su ospiti e sul personale. E sull’eventualità che le case di riposo permettano ai familiari degli ospiti di entrare in struttura bisogna andarci piano. I lavoratori sono preoccupati. Se si può fare in alcune grandi strutture, tempi e modi tutti da verificare conclude Casarin in altre è assolutamente impensabile e prematuro al momento».
LA VITTIMA
«Per noi eri buono e protettivo come un padre. Con gli occhi pieni d’amore ti curavi delle persone più fragili, tenendo in tasca sempre la battuta pronta per qualsiasi circostanza, pure nei momenti più difficili». È uno dei tanti messaggi lasciato da una collega sulla pagina Facebook di Angelo Fantucchio. Il 19 marzo l’operatore sanitario aveva avvertito i primi sintomi, due giorni dopo le condizioni sono peggiorate ed è stato ricoverato nella terapia intensiva dell’ospedale di Oderzo perché a Vittorio Veneto non c’era posto. Dopo un leggero miglioramento, il giorno di Pasquetta si è aggravato di nuovo. Mercoledì il suo cuore si è arreso al subdolo male. Era originario di Aragona, in Sicilia. Era stato assunto da Casa Fenzi nel giugno del 2018. Il contratto a tempo indeterminato era arrivato soltanto un anno fa, a febbraio 2019. Con la sicurezza di un lavoro fisso, aveva cercato casa e la moglie lo aveva raggiunto. «Siamo stati accolti bene qui dice Anna Si dice sempre che la gente del Sud è calorosa, ma qui ho trovato tante persone accoglienti e gentili». Dopo aver fatto tanti lavori nella sua terra, Angelo a cinquant’anni aveva deciso di rimettersi in gioco. Ha fatto il corso per diventare operatore socio sanitario in Molise. Tre anni di impegno e sacrifici, culminati con l’assunzione a Casa Fenzi. Angelo lascia la mamma Salvatrice, i fratelli Gaetano e Salvatore, la sorella Francesca. Dopo l’ultimo saluto in forma privata la salma di Fantucchio proseguirà per il cimitero di Aragona.