Molti li vedono e li percepiscono come sentinelle intransigenti che dietro la divisa non avrebbero un cuore ma solo un codice fatto di norme, normette, articoli e commi, pronti a punire chi non rispetta le regole. E il lockdown imposto da questo maledetto virus spesso (ma non sempre) sembra aver accentuato questa iconografia che però, e forse non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, non corrisponde alla realtà. Ma proprio la cronaca di questi giorni, con le segnalazioni di alcuni lettori che hanno avuto modo di venire in contatto con loro perché protagonisti di queste vicende, mette in risalto alcune storie di piccola-grande umanità da parte delle forze dell’ordine, anch’esse in prima linea da settimane ormai.
La storia più curiosa riguarda un paziente dell’ospedale San
Pancrazio di Arco. Pochi giorni fa l’uomo ha dovuto constatare di essere
rimasto a corto di biancheria intima e la prima cosa assolutamente
naturale che gli è venuto in mente di fare è stata quella di telefonare
alla moglie per farsi portare quella pulita e riconsegnarle quella
usata. Il fatto è che la famiglia abita a Rovereto e la signora non
poteva scendere ad Arco per sbrigare quella che in tempi normali sarebbe
stata un’incombenza altrettanto normale. Come fare allora? Una
telefonata ai militari dell’Arma e il problema viene risolto in men che
non si dica.
Una pattuglia dei carabinieri della stazione di Arco va
al San Pancrazio, i militari prelevano il sacco con la biancheria, vanno
alla prima lavanderia a gettoni che c’è nei paraggi (in via S.
Caterina) e mettendoci i gettoni di tasca propria lavano il tutto per
poi riportarlo al legittimo proprietario.
E ovviamente la telefonata della moglie per dire «grazie» non si è fatta attendere.
Così come quella della mamma di un ragazzino autistico che aveva deciso di uscire di casa da solo in bicicletta. Quando la pattuglia dell’Arma lo ha incontrato, abbastanza lontano da casa, i militari hanno capito subito che non si trattava di una situazione come le altre, di qualcuno che infrange le regole perché non ne può più di rimanere tra quattro mura.
Hanno tranquillizzato il ragazzo e poi lo hanno riaccompagnato a casa consegnandolo alla madre che, alla pari della moglie del paziente del San Pancrazio, ha voluto telefonare personalmente in caserma per dire «grazie». Piccole storie, per molti forse banali e scontate, per dire che le forze dell’ordine non sono solo distintivo e sanzioni. Soprattutto di questi tempi.