Colloquio con Giorgio D’este (Fdi), Assessore alla Sicurezza e Protezione
Civile del Comune di Venezia
”Stanziare 10 milioni per pagare gli straordinari e i dispositivi di protezione per i vigili sparsi per tutti gli 8 mila comuni d’Italia è come spargere un chilo di mangime in un allevamento intensivo. È una presa in giro, una elemosina data in emergenza nell’ emergenza”. È duro l’assessore alla sicurezza del comune di Venezia, Giorgio D’Este, parlando con ”Il Secolo” su quanto stanziato dal governo centrale alle polizie locali di tutta Italia per far fronte all’ emergenza del covid19. ”Se si pensa – continua d’Este – che una città come Venezia, una città ‘mondiale’, ha ricevuto 39 mila euro e abbiamo da controllare un territorio vastissimo”. ”Noi – prosegue – per forza di cose dobbiamo accettare questo contributo inadeguato ma vorrei ricordare al Dipartimento per gli affari Interni del Viminale che ha elargito questi soldi che noi abbiamo schierato e messo in campo 500 agenti dall’ inizio dell’emergenza; abbiamo controllato 8.495 persone con più di 600 sanzioni; mille esercizi commerciali controllati con 4 attività chiuse. Questo dà la misura dell’impegno quotidiano sul territorio in particolare nei fine settimana senza tralasciare le attività di sicurezza ordinaria”. Perché’ oltre il controllo dei parchi, dei mercati e delle spiagge, ”i nostri agenti sono impiegati nel contrasto alla microcriminalità e 39 mila euro sono pochi spiccioli rispetto alla esigenza e ai costi per le casse comunali tra straordinari e dispositivi di protezione. Servono fondi e subito altrimenti per le amministrazioni locali è davvero un brutto guaio”, è l’allarme dell’assessore D’Este. ”Il governo- conclude – avrebbe fatto bene a dare maggiore attenzione alle esigenze del territorio perché’ servono misure straordinarie e vedere come alcuni comuni hanno ricevuto poche centinaia di euro sembra un insulto che non un aiuto concretò’.