Ferma presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria, che attraverso il suo Blog www.poliziapenitenziaria.itcontesta “una ricostruzione dei fatti estremamente fantasiosa” chiarisce quel che davvero è accaduto nel carcere di Sollicciano a Firenze il giorno di Pasquetta, contestando punto per punto le presunte ricostruzioni giornalistiche-
Link di riferimento: https://www.poliziapenitenziaria.it/la-grigliata-in-carcere-a-firenze-vergognosa-strumentalizzazione-di-un-normale-pranzo-in-caserma
LA PARTITA DI CALCIO
Innanzitutto, contrariamente a quanto scritto dal giornalista, non c’è stata alcuna partita di calcio e nemmeno era presente alcun pallone. E nessun tifoso del Napoli, a Sollicciano tra il personale di polizia ce ne sono tanti, oserebbe paragonarsi a Maradona.
Ognuno deve svolgere il proprio lavoro ma chi fa informazione non può mai prescindere dalla realtà dei fatti e, soprattutto, dovrebbe sempre separare chiaramente i fatti dalle opinioni.
Viceversa, nell’articolo in questione non è possibile dedurre quali siano i fatti e quali le opinioni di chi scrive, finendo così per far passare tutto per realmente accaduto.
LA PATTUGLIA DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
Intanto, per dovere di cronaca, la pattuglia automontata, che si trovava lungo via Minervini, non solo svolgeva un servizio istituzionale, ma non aveva assolutamente il compito di intimorire chicchessia, tantomeno i giornalisti, se solo avessero avuto la briga di recarsi di persona per verificare quanto stava accadendo nello spiazzo antistante il bar, e non nel cortile, che peraltro già in passato è stato adibito a eventi e manifestazioni. Oltremodo, quel servizio di pattugliamento è stato istituito tanti anni orsono e ha il semplice scopo di sostituire la sorveglianza dal muro di cinta, da quando sono state tolte le sentinelle.
LA GRIGLIATA È SOLO IL PRANZO DI CHI VIVE IN CASERMA
Per arrivare, poi, al nocciolo della questione, i colleghi che hanno partecipato a quella che il giornalista ha fatto passare per una scampagnata, sono quelli che da quaranta giorni vivono segregati in caserma senza alcuna possibilità di vedere i propri cari.
E sono anche quelli che hanno sedato le manifestazioni di protesta dei detenuti dal 9 al 19 marzo, prestando servizio – tutti – a stretto contatto di gomito, in tanti e senza possibilità di rispettare la minima distanza di sicurezza.
Sono quelli che vivono tutti nella stessa caserma, senza barriere architettoniche e, anche qui, senza possibilità di rispettare i protocolli di sicurezza.
E sono quelli che, tutti i giorni, mangiano insieme nella mensa del carcere.
Insomma, sono quelli che vivono insieme da più di quaranta giorni, come fossero una grande famiglia all’interno delle mura domestiche (solo che le mura sono quelle di cinta del carcere).
Quella che il giornalista ha raccontato come una scampagnata, altro non è stato che il pasto consumato dai ragazzi, all’aperto piuttosto che in caserma o in mensa. Praticamente, quello che hanno fatto tutte le famiglie italiane il giorno di Pasquetta, nel giardino di casa.
A rafforzare e sostenere quella che è la corretta ricostruzione dei fatti giova anche sottolineare come sia destituita di ogni fondamento la presenza di mogli e figli, di fidanzate o di bambini, più in generale.
A quel pranzo all’aperto hanno partecipato solo poliziotti (e poliziotte) penitenziari in servizio nel carcere di Sollicciano e che avrebbero comunque mangiato insieme se fossero rimasti all’interno dell’istituto.
POLIZIOTTI PENITENZIARI SECONDI PER SACRIFICI SOLO AL PERSONALE MEDICO-SANITARIO
Sicuramente, sarebbe stata cosa molto più gradita (ma ovviamente noi siamo di parte) che si fosse raccontato, invece, dei sacrifici di questi ragazzi, che fino a qualche giorno fa sono anche stati sprovvisti di dispositivi di protezione individuale e che sono secondi solo al personale medico-sanitario degli ospedali, nel sacrificarsi fino allo stremo delle forze per proteggere la sicurezza di tutti i cittadini.
Questo avrebbe dovuto raccontare il giornalista, anziché cedere alle lusinghe del sensazionalismo, innescate da qualcuno in malafede che ha fotografato un episodio di ordinario cameratismo, spacciandolo per una grave leggerezza da parte dei poliziotti penitenziari.
Certo, fa sempre più notizia l’uomo che morde il cane che non viceversa, ma io mi auspico che un quotidiano autorevole e prestigioso come La Nazione abbia ben altro modus operandi.
Da ultimo, va precisato che anche la Polizia Penitenziaria (al pari di tutte le altre forze dell’ordine) ha in dotazione la stessa arma individuale (cosa che un giornalista dovrebbe sapere).
Con le stesse argomentazioni è stata inviata una nota di replica alla direzione della Testata fiorentina “La Nazione”.