“Duole constatare che le attuali emergenze penitenziarie, sul fronte rivolte/devastazioni e Coronavirus, abbiano dato visibilità mediatica anche a coloro che hanno rilasciato dichiarazioni irresponsabili su imminenti rivolte e prossimi contagi di massa. Per fortuna i detenuti sono più responsabili di questi soggetti…. Stigmatizzo queste gravi affermazioni, fatte da chi a livello sindacale rappresenta una parte residuale di appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria o da chi si riempie la bocca di garanzie e poi invece alimentano tensione e pericoli così come da chi vorrebbe dirigere un Reparto non in prima linea ma dal salotto di casa, in modalità smart working… Basta con le mistificazioni e basta anche con altri personaggi che talvolta hanno persino una fedina penale non immacolata!”.
Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo del Corpo.
“Il Ministero della Giustizia ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno le loro gravi responsabilità in materia di comunicazione istituzionale. Non comunicano e quindi danno a chiunque occasione per dire qualsiasi cosa, anche assurda e grave”,prosegue. “L’ascolto attivo, la trasparenza, l’integrità, l’apertura verso la stampa sono – dovrebbero essere, anche per il Corpo di Polizia Penitenziaria… – valori essenziali ed elementi portanti dell’attività di comunicazione, sia con l’ambiente esterno sia con quello interno. La cultura della Polizia Penitenziaria, così come quella della Polizia di Stato, è formata dall’insieme dei valori, credenze e linguaggi che sostengono il proprio mandato. Perché verità e giustizia devono sempre prevalere, per il bene dell’onorabilità del Corpo di Polizia Penitenziaria e coloro che ne fanno parte, perché nulla dev’esserci da nascondere. Ma Ministero della Giustizia e DAP hanno trascurato e trascurano tutto ciò, tanto che hanno fatto abortire il progetto di un Referente per la comunicazione del Corpo di Polizia Penitenziaria affidandolo non si sa chi piuttosto che a personale qualificato, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e con esperienze nel settore”.