Un atto di affidamento che è stato rinnovato dalla stessa Polizia di Stato in questi giorni di grande prova per il nostro Paese. Una prova ancora più gravosa per chi come coloro sono chiamati a fronteggiare in prima linea l’emergenza del Coronavirus, a rischio della vita stessa.
Post sulla pagina Facebook e reazioni
La notizia è comparsa sulla pagina ufficiale della Polizia di Stato con queste parole:
“In questo momento così difficile la Polizia di Stato affida l’Italia al suo patrono e protettore San Michele Arcangelo,
che nel 590 si racconta fermò l’epidemia di peste a Roma. Possa la sua
protezione guidarci con forza per la sicurezza e la salute di ogni
cittadino”.
Moltissime le condivisioni e i commenti. Mentre la maggior parte della gente esprime approvazione con messaggi benevoli, ci sono però alcuni utenti che rivendicano a sproposito la laicità di un corpo dello Stato, accusandolo di credulità nei miracoli e di ignoranza popolare vissuta millenni fa. Poi c’è chi rivendica che l’unico affidamento sensato è nella medicina, come se richiamare una protezione divina sminuisse il grande lavoro che stanno facendo medici e infermieri.
O chi ancora auspica che chi ha postato lo scritto, venga severamente sanzionato ed escluso per sempre dalla comunicazione della Polizia! E definisce irrispettoso il gesto nei confronti dei non credenti. Ma se non credi, dovresti disinteressarti del fatto che gli altri invece professino un Credo. Se per te non esiste né Dio, né San Michele Arcangelo, è altresì un nulla l’atto di affidamento e dovrebbe lasciarti indifferente. Invece no.
San Michele icona della vittoria del bene contro il male
Nella tradizione popolare, è infatti considerato il difensore del popolo di Dio e il vincitore nella lotta del bene contro il male. Non è un caso che San Michele sia raffigurato in diverse chiese o in cima a campanili, in segno di protezione. Più di 60 località italiane, tra le quali Caserta, Cuneo, Alghero, Albenga e Vasto, lo venerano come Santo patrono.
Del resto, lo sappiamo bene, il suo nome in ebraico è Mi – ka – el, che tradotto vuol dire “Chi come Dio”, il grido di battaglia che usò per innalzare la sua arma, la sua spada, contro Lucifero e gli altri Angeli ribelli, che diedero inizio, con le loro perverse intenzioni, alla “storia del Male”. In ogni rappresentazione, la spada di San Michele Arcangelo punta sempre al demonio, che lui schiaccia sotto i suoi piedi santi, per tenerlo a bada.
San Michele Arcangelo, dunque vittorioso contro il Male del mondo, quello che arriva ad ogni persona attraverso le vicende quotidiane.