VICENZA – «Prima di addormentarmi, in terapia intensiva, ho chiamato la mia fidanzata e l’ho tranquillizzata. Poi ho chiesto al medico di aggiornare i miei familiari sulle mie condizioni i giorni successivi. Vivono a 700 km di distanza e io non avrei potuto farlo». Con queste parole Luigi Nasta, 29 anni, agente di Polizia penitenziaria, originario della provincia di Caserta e in servizio nella casa circondariale di Vicenza, il primo operatore penitenziario in Italia colpito dal coronavirus, racconta su Gnwes, il quotidiano del Ministero della Giustizia, uno dei momenti più drammatici della sua malattia.
«Sono lontano dalla famiglia, non mi sono mai sentito solo grazie ai miei colleghi. Mentre ero intubato, pensavo a loro, a quello che stava succedendo fuori e soprattutto mi chiedevo se avessi contagiato qualcuno. È stata la prima domanda che ho fatto al Comandante» ha detto Luigi, che era in perfetta salute quando è stato colpito dal Covid-19. «Si tratta dell’esperienza più dura della mia vita che ho trovato la forza di affrontare pensando a tutto quello per cui dovevo lottare, alle persone che amo, al lavoro che ho scelto, ai colleghi sempre vicini nel sostenermi», aggiunge la guardia carceraria.