I parenti hanno riconosciuto senza dubbi giacca e borsello. Probabile il suicidio, ma l’inchiesta non tralascia nessuna ipotesi
Savona – Gli inquirenti non sembrano avere dubbi: i resti ritrovati nel bosco di Magliolo sono di Luca Catania, il carabiniere scomparso da casa il 7 ottobre 2016. «Solo l’esame del dna da parte dei Ris toglierà ogni dubbio, ma al 90 per cento dei casi è lui» è l’amara considerazione degli ex colleghi che si occupano del caso
I parenti hanno riconosciuto senza dubbio la giacca e dal grumo di ruggine in cui si era trasformata la pistola ritrovata al fianco del cadavere è emersa la matricola della pistola calibro 9: è quella che aveva in dotazione il militare in servizio alla stazione di Finale Ligure.
Gli approfondimenti delle ultime ore hanno anche potuto appurare come la pattuglia di ottanta unità e cinque cani molecolari che per giorni e giorni hanno battuto l’area attorno alla casa di Catania non hanno ritrovato il cadavere dell’uomo. I ricercatori erano arrivati a 20 metri dal punto impervio in cui si sarebbe tolto la vita il militare. L’esame delle tracce delle ricerche dei vigili del fuoco di quell’ottobre hanno evidenziato i passaggi dei soccorritori nei sentieri (tra cui quello denominato Montà)che passano sopra e sotto quell’anfratto naturale dove sarebbe morto Luca Catania.
«Si è dovuto calare attaccato ad un albero a picco su uno scoglio» raccontano gli inquirenti a chiarire la realtà della situazione. E le ossa ritrovate (manca per esempio il cranio) erano nascoste sotto alcuni alberi bassi «dove non siamo mai andati neppure noi» hanno raccontato i componenti della squadra di caccia di Magliolo che domenica hanno ritrovato i presunti resti di Catania. Il capocaccia era cresciuto con Catania e in quel punto c’è arrivato inseguendo un cinghiale ferito.
fonte SecoloXIX