Sono quattro le persone arrestate nell’ambito di un’indagine contro il furto, la ricettazione e il riciclaggio di batterie a tampone sottratte dai ripetitori di segnale delle più importanti compagnie telefoniche operanti sul territorio nazionale come Tim, Vodafone, Tre e Wind. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore di Brescia Fabio Salamone, è stata portata avanti dagli Agenti della Squadra di Polizia Giudiziaria della Sezione Polizia Stradale di Cremona. Le quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse a carico di un 48enne, residente a Brescia, che si trovava già in carcere, un 39enne, anch’egli bresciano, domiciliato in un campo nomadi, un 35enne di Ravenna e un 47enne, di Comacchio, quest’ultimo agli arresti domiciliari. Denunciata a piede libero, invece, la fidanzata del ravennate. Tutto è iniziato nel gennaio di quest’anno da un controllo della Polstrada in territorio di Pontevico (BS). Gli agenti, con il supporto dei colleghi del distaccamento di Crema, avevano fermato un autocarro di una ditta di commercio e recupero rifiuti di Ravenna che trasportava un carico di 150 quintali di accumulatori. Per far apparire regolare il trasporto, l’autista aveva esibito alla pattuglia un falso formulario rifiuti, tale da mascherare il carico e far credere si trattasse di batterie esauste. E invece erano accumulatori sottratti da diversi ripetitori del bresciano e del milanese delle compagnie telefoniche più importanti. In quell’occasione l’autotrasportatore era stato denunciato. Le indagini, che si sono sviluppate grazie a localizzazioni satellitari e analisi di flussi di comunicazioni telefoniche e telematiche, hanno permesso di ricostruire tutta la filiera criminale, individuando l’autore materiale dei furti, il 48enne, pluripregiudicato napoletano, mentre il 39enne, ricettatore residente nel campo nomadi di Brescia, luogo di stoccaggio delle batterie rubate, e il compratore finale il 35enne di Ravenna. Una parte delle batterie recuperate sono state restituite alle società telefoniche proprietarie, che si accorgevano dei furti, messi a segno anche a Cremona, solo in un secondo tempo, quando cioè, in mancanza di corrente, non c’era la continuazione del servizio in quanto i gruppi di continuità non entravano in funzione. La particolarità dell’attività criminale, oltre all’aspetto di natura economica, se si pensa che una sola di queste batterie ha un costo di 300 euro, accende i riflettori anche su un problema di allarme sociale. I furti degli accumulatori dei gruppi di continuità delle antenne rischiano di mettere fuori uso le reti telefoniche di zone estese, che rimangono così prive di segnale telefonico, il cui servizio, oltre ad essere alla base del funzionamento delle apparecchiature telefoniche, è fondamentale in quanto le telecomunicazioni sono un’infrastruttura indispensabile per la sicurezza del Paese in caso di calamità.