di Elena Ricci
E’ stato presentato ieri in conferenza stampa il disegno di legge a firma dell’on. Gianni Tonelli, deputato della Lega, a tutela delle vittime del dovere.
Il disegno di legge, diverso da quello Corbetta, mira a fornire maggiore chiarezza alla normativa che ha spesso risentito di problemi interpretativi. Fulcro della nuova proposta, l’equiparazione delle vittime del dovere alle vittime di mafia e terrorismo.
A sostenere il disegno di legge anche in conferenza stampa, il Capogruppo della Lega Riccardo Molinari, l’on. Nicola Molteni, l’avv. Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime e la senatrice Erika Stefani.
Un disegno di Legge a tutela delle vittime del dovere che porta il nome di Gianni Tonelli
A presentare il contenuto del Ddl, l’on. Gianni Tonelli che, con il Sindacato Autonomo di Polizia, nel quale ha ricoperto il ruolo di Segretario Generale, ha concepito il testo. Alla conferenza erano presenti, infatti, il Segretario Generale Sap Stefano Paoloni e i segretari nazionali Michele Dressadore, Sabatino Romano e Rosario Indelicato.
Sintesti di un percorso iniziato con l’ingresso in Polizia nel 1984
“È la sintesi di un percorso iniziato nel gennaio dell’84, quando sono entrato in polizia – ha detto Tonelli -. Da lì ho avuto un osservatorio privilegiato nel verificare che la nostra è una società ingiusta. Nel Sap, da 20 anni abbiamo lanciato campagna chi difende i difensori. In servizio verificavo che le vittime, i loro famigliari, erano completamente dimenticati dal sistema. Poi vedevo che terroristi ed ex terroristi andavano a pontificare nelle università, come se fossero chissà quale esempio. Spero sia questo un primo grande passo affinché le vittime abbiano i giusti riconoscimenti e per parificare le vittime della criminalità alle vittime del dovere. Che differenza c’è? – si domanda Tonelli – Per coloro che restano che differenza c’è? Che differenza fa la mano che uccide? È un problema di dignità”.
Il disegno di legge prevede anche l’istituzione della giornata nazionale della legalità nel ricordo delle vittime. È stata scelta la data del 23 maggio, ricorrenza della Strage di Capaci, sia per il suo valore altamente simbolico, sia perché ben radicata nella coscienza civica di ogni cittadino.
“Da quel 23 maggio del 1992 – dice ancora l’on. Tonelli – abbiamo tutti gli anni promosso centinaia di iniziative in tutta italia: il punto non è solo quello di celebrare chi non c’è più, tutti coloro che hanno sacrificato vita. Il punto è un altro: dargli un vero significato. Il dovere che noi abbiamo è ricordare affinché il loro tributo di sangue non sia stato vano. Capitalizzare il sacrificio. Dimenticarlo vuol dire mandarlo alle ortiche. Questo è il senso alla base della
proposta di legge”.
Analogo disegno di legge anche in Senato
La senatrice Erika Stefani ha presentato in senato analogo provvedimento che non tratta solo l’equiparazione ma anche soluzioni per superare le problematiche di tipo interpretativo.
“I fatti di Trieste – ha detto la senatrice Stefani – hanno colpito le istituzioni e questo provvedimento inizia a diventare davvero necessario. Tutte le vittime del dovere e le loro famiglie hanno diritto ad un riconoscimento dignitoso.
Per l’on. Nicola Molteni, già sottosegretario agli Interni, questo disegno di legge mette al centro la vittima spesso dimenticata dalla politica. “Con gli amici del Sap oggi puntiamo l’attenzione sulle vittime del dovere. Il pensiero va a
Matteo e Pierluigi due servitori dello Stato. Processo che vede la Lega protagonista e vede le vittime del reato al centro dell’attenzione della politica”.
Elisabetta Aldrovandi, dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime, parla del suo ‘Laboratorio legislativo’. “Lavoriamo per proposte di legge a tutela delle vittime. In uno stato di diritto non dovrebbero esistere associazioni per la tutela delle vittime. Le vittime del dovere meritano rispetto! Noi siamo dalla parte delle Forze dell’Ordine che sacrificano la loro vita per noi e vengono abbandonati al loro destino e spesso non hanno giustizia né loro ne i famigliari”. Dunque, un primo passo per mettere al centro dell’attenzione politica, la vittima e la sua famiglia, molto spesso abbandonata e dimenticata dalle istituzioni.