“Da quando ieri sera il Ministro dell’interno ha rilanciato il mio post
su Facebook, in pochissime ore più di 340 mila persone lo hanno letto e
sono raggiunto da messaggi il cui tenore si può facilmente immaginare e
di cui vedete qui sotto qualche esempio”. Inizia così, con il
riferimento ai tanti post di insulti al suo indirizzo, il lungo post di Ivan Scalfarotto,
che ha deciso di chiarire le ragioni dell’ispezione a Regina Coeli dove
si trovano i due fermati per l’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Gesto, quello del deputato, che ha sollevato non poche polemiche, a partire dal ministro Salvini e passando per Carlo Calenda.
“Devo dire al Ministro e ai suoi comunicatori – continua Scalfarotto – che la politica dell’intimidazione non funziona con tutti e che, per quanto mi riguarda, fatta una scelta sono disponibile a discuterla nel merito, anche a cambiare idea, ma certo non a rinnegarla per paura di attacchi organizzati di questo tipo. Detto questo, ritorno volentieri su quanto riportava “La Stampa” di ieri sulla mia ispezione (non “visita”: ispezione) a Regina Coeli. Un’ispezione uguale a quella che ogni parlamentare ha diritto, e secondo me dovere, di compiere in tutte le carceri italiane, anche senza preavviso, perché è previsto dalle nostre leggi che i rappresentanti del popolo verifichino le condizioni in cui lo Stato tratta anche i criminali più efferati”.